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La Repubblica – 09
giugno 2012
Tibet, svelati dossier sulla guerriglia
"I soldi della Cia al Dalai Lama"
La Sueddeutsche Zeitung: nel 1951 il leader
della non violenza approvò la lotta armata. Gli Usa addestrarono per anni i
guerriglieri, salvo poi sacrificare l'appoggio alla causa per la
realpolitik e la normalizzazione dei rapporti con la Cina dal nostro
corrispondente
ANDREA TARQUINI
BERLINO - Il Dalai Lama
sapeva dall'inizio dell'appoggio della Cia, i servizi segreti americani,
alla lotta armata del popolo tibetano contro l'occupante
cinese. A quanto pare approvò, pur essendo simbolo mondiale della non
violenza. Cominciò con impegni segreti Usa col legittimo governo tibetano,
dunque col Dalai Lama in persona, dal 1951 al 1956, dopo la brutale
occupazione cinese del Tibet nel 1950. La storia è narrata dagli investigative
reporters della Sueddeutsche Zeitung, e sicuramente avrà
provocato salti di gioia all'ambasciata cinese a Berlino.
I primi contatti risalgono a un anno dopo l'aggressione cinese. Sono tra il
Dalai Lama e agenti americani attraverso l'ambasciata Usa a New Delhi e il
consolato a Calcutta. Il Pentagono assicurò al Dalai Lama in persona,
scrive la Sueddeutsche, armi leggere e aiuti finanziari al
movimento di resistenza. Nell'estate 1956, l'operazione della Cia in Tibet
diventa un dossier a sé, assume il nome di "ST Circus".
Si propone, dicono carte segrete e testimonianze dei veterani Cia come John
Kenneth Knaus, di "fare il possibile per tenere in vita il concetto di
un Tibet autonomo". E "sviluppare resistenza contro sviluppi in
Tibet guidati dalla Cina comunista". Knaus racconta il suo primo,
freddo incontro con il Dalai Lama. Washington si impegnò ad addestrare
guerriglieri tibetani nella lotta armata contro l'occupante cinese, ad
armarli, e anche a versare 180mila dollari l'anno, scrive il quotidiano
liberal di Monaco citando un presunto dossier segreto, "somme
dichiarate come aiuto finanziario al Dalai Lama".
Ai memorandum della Cia seguirono i fatti. I guerriglieri tibetani furono
addestrati in campi segreti prima in isole dei mari del sud, poi a Camp
Hale sulle montagne rocciose, dove le condizioni climatiche erano simili a
quelle tibetane. I contatti col Dalai Lama e col suo seguito c'erano
sempre, anche durante la sua avventurosa fuga dal Tibet occupato a
Dharamsala in India. I guerriglieri addestrati dalla Cia furono fino a
85mila, la loro organizzazione si chiamava "Chushi Gangdrug"
Ufficiali e istruttori tibetani formati dagli americani venivano
paracadutati da vecchi bombardieri Boeing B17 (le gloriose Fortezze volanti
che piegarono Hitler e il Giappone) in volo a bassa quota sul Tibet
occupato senza contrassegni. I guerriglieri attaccavano in piccoli gruppi.
"Uccidevamo volentieri quanti più cinesi possibile, e a differenza di
quando macellavamo bestie per cibarci, non ci veniva di dire preghiere per
la loro morte", dice un veterano della resistenza tibetana.
Il Dalai Lama, scrive la Sueddeutsche, non è che abbia mentito, ma
certo non ha raccontato finora tutta la verità sui suoi rapporti con la
lotta armata. Lui che viene salutato come il Papa, "Sua Santità",
nel titolo del quotidiano tedesco è definito con un attacco malizioso
"Heiliger Schein", apparenza di santità. L'operazione Cia col
Dalai Lama cominciò nei Cinquanta, ma finì bruscamente. Dopo il viaggio
segreto dell'allora Segretario di Stato Usa Henry Kissinger a Pechino,
inizio della normalizzazione Usa-Cina. La causa tibetana fu sacrificata
allora alla realpolitik delle due potenze. Molti guerriglieri tibetani si
spararono in bocca o si tagliarono la gola o le vene piuttosto che cadere
in mano al Guabuo, la Gestapo cinese. Altri, mastini della guerra,
fuggirono a sud e si arruolarono nei migliori corpi speciali indiani.
http://www.repubblica.it/esteri/2012/06/09/news/soldi_cia_dalai_lama-36841119/
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