Articoli in Italiano
Recensione
del Manuel Sarkisyanz
Hitler, Buddha, Krishna
Una sacrilega allenza dal Terzo
Reich ai nostri giorni
Victor
and Victoria Trimondi „Hitler Buddha Krishna
–
Eine unheilige Allianz
vom Dritten Reich bis heute“
Questo libro può essere considerato una cesura
epocale nella storia intellettuale dei collegamenti interculturali del
Neo-Fascismo. Esso si intrattiene principalmente su Himmler, il “Buddhismo”
tantrico e Krishna, un “blockbuster” che sorpassa di molto con la sua
portata geo-culturale i precedenti libri continentali sull’ “esoterismo
ariosofico”. [1]
Nelle discussioni riguardanti la “religione
politica” dei “nazionalsocialisti” le loro nozioni sulla “primordiale
saggezza ariana” dell’ India non hanno ancora ricevuto un’ attenzione
sufficiente da parte degli storici. Queste erano probabilmente parte di un
esoterismo “arcaico” all’interno dell’occultismo SS della cosiddetta
Eredità Ancestrale “Anhenerbe”) – un interesse particolare non tanto di
Hitler (che preferiva pragmaticamente seguire modelli inglesi [2] ma assai
sicuramente per Heinrich Himmler che guidava le SS: In contrasto con le
associazioni “semitiche” del Cristianesimo , una primeva religione “ariana”
doveva risultare “più appropriata alla natura germanica”. Così
“l’Ahnenerbe” di Himmler, l’istituzione centrale per la sistematica
costruzione della fede “ariana”, apparentemente era intesa a edificare il
suo “Vaticano-SS” nel castello di Wewelsburg, Vestfalia (p 1 00).
Padre intellettuale di ciò fu il filologo
olandese Herman Wirth (1885-1981). Avendo inaugurato, nel 1919, il
movimento “nazionalsocialista” nei Paesi Bassi, propagandò fin dal 1920 lo
Swastika “ario”-germanico. Sostenendo che gli Ariani discendevano dai
polari “Iperborei” che avevano presumibimente abitato in origine il
continente perduto di Atlantide e poi la nordica Thule, (nozioni
“ariosofiche” e runiche, ereditate dalla Teosofia di Elena Blavatska),
Wirth affermò che la saggezza primordiale di Atlantide era stata conservata (dai “Mahatmas”) nel Tibet buddhista.

Questa Teosofia fu combinata
ulteriormente con la mitologia nordica dell’ Edda ( e con la “Sapienza
runica”) da Rudolf Gorsleben (1883-1930) – col risultato che, in Tibet,
almeno una parte delle occulte capacità di dominare la natura,
capacità un tempo in possesso della “razza primordiale” artica (Urrasse)
degli ariani, doveva essere stata preservata. E questa divenne verità di
fede per la fazione occultista della SS-Eredità Ancestrale di Himmler. In
particolare l’SS-“Sturmbannführer” Karl Maria Wiligut (1866-1946), un colonnello
austro-ungarico (rinchiuso in una clinica psichiatrica dal 1924 al 1927),
sotto lo pseudonimo di “Weisthor”, che sta per il “Sapiente [Dio germanico]
Thor”, influenzò Himmler nel credere che il rifugio degli ariani dell’
“estrema Thule”, andasse cercato, tramite “memorie di vita”
parapsicologiche –sotto terra- nel Tibet buddhista. Così, al “Buddhismo
antico” furono attribuite in particolare “qualità ariane” (p. 1 00, 90).
Ciononostante, si iniziò a dubitare che l’etica buddhista di rinuncià a sé stessi
potesse essere considerata “Ariana”. Di conseguenza, il Buddhismo venne
considerato una degenerazione della genuina religione ario-vedica del
Potere. Allo stesso tempo i guerrieri ario-vedici erano divenuti l’orgoglio
di certi nazionalisti indiani anti-britannici – dopo che le immagini
inglesi degli indiani soggiogati gli avevano attribuito qualità effeminate
ed una spiritualità priva di qualsiasi rilevanza pratica.
A causa degli ovvii successi
concreti, molto più prestigio dell’India ebbe nella Germania di Himmler il
trionfante Giappone dei Samurai con la loro etica del Bushido. (In privato
Hitler annoverava i giapponesi tra le “mezze scimmie laccate che vogliono
sentire la frusta”. [3]) Ed il vittorioso militarismo giapponese si era
servito di una particolare scuola di meditazione Zen per instillare
disprezzo per la vita, disciplina, forza di volontà e soppressione delle
emozioni. (Questo andò molto più in là dei modelli inglesi per il
rafforzamento della volontà - ammirazione per cui vi era una tradizione di
più vecchia data in Germania [4] Quindi Himmler stesso raccomandava il
modello dei Samurai giapponesi alle sue SS, i “Samurai di Hitler”, l’ elite
delle elite, sospinte verso l’alto dalla mobilità tipica della classe
media. (Ed ai bambini del Miracolo Economico della Germania del dopoguerra
veniva – ancora nel 2000 – raccomandato di seguire “la Via del Samurai” per
il “successo” professionale e personsale: pp. 194-195).
Fu il Conte Karl Friedrich
Dürkheim (non estraneo all’uccisione di una famiglia di scoiattoli per puro
diletto) che contribuì a fare dell’etica del Buddhismo Zen con il suo
disprezzo per la vita e la morte qualcosa di intellettualmente rispettabile
nella Germania di Hitler. I modelli giapponesi di sacralizzazione del
potere attraverso la mitologia Shinto colpirono Karl Haushofer, il mentore
del delfino di Hitler Rudolf Hess.
In ogni caso, per gli obiettivi
pratici, fu sufficiente la nozione luterana che qualsiasi autorità di
governo (“Obrigkeit”) discenda da Dio… Fu a dispetto di ciò che il Capo
delle SS Himmler promise di liberarsi del Cristianesimo (“Dobbiamo farla
finita con il Cristianesimo. Questa grande piaga…,che ci ha indebolito in
ogni conflitto”[5]) Ma la dichiarazione di Nietzsche che “Dio è morto” non
era abbastanza: Alternative alla religione cristiana, così “aliena alla
razza nordica”, erano necessarie per dare alle nozioni inculcate nelle SS
un fondamento metafisico:
La sacralizzazione dei doveri
della casta guerriera veniva mutuata dall’etica castale della Bhagavad Gita,
la sacralizzazione della purezza della razza attraverso il Codice
brahmanico di Manu. Perciò, le scoperte razionali dell’Indologia vennero
messe “al servizio dell’irrazionale” (p.254), ricerche indologiche di
qualificati specialisti al servizio di Himmler per elaborare una mitologia
esoterica ad uso delle SS. Così Wilhelm Wüst (1901-1993), autorità nella
filologia dei linguaggi indoeuropei, divenne Curatore nell’ Ahnenerbe
(Eredità Ancestrale) di Himmler dopo il 1936, SS-Standartenführer
(Assistente Colonnello) nel 1939 e consigliere personale del Servizio di
Intelligence delle SS (SO) all’Università di Monaco – suo Rettore nel 1941.
La sua schiera di indologi diede contributi essenziali alla “religione
ariana” delle SS come centrale Ordine di Guerrieri, agendo come se la fede
ariana fosse stata ereditata e ricostruita (“machbar”). Fu per dotare la
Leadership di basi cosmogoniche attraverso gli archetipi di dei vedici come
Indra e Varuna.
Unitamente a ciò, la spedizione voluta da
Himmler in Tibet (nel 1938/9) era attratta più dalla sua religione
pre-buddhista (Bon) che dal buddhismo tibetano. Si cercavano prove che il
Tibet un tempo avesse offerto asilo ad un alta civiltà “ariana” e che i
suoi Lama fossero i depositari di una qualche saggezza ariana ancestrale
(p.158). Tracce nordiche, per supposizione datate indietro fino alla
“Thule” di un Nord mitico, agli Iperborei e al “Continente” di Atlantide,
venivano cercate in Tibet dagli uomini di Himmler. E ancora questa
spedizione delle SS (“Eredità Ancestrale”) a Lhasa fu diretta dal
qualificato tibetologo Ernst Schäfer (1910-1002) – che aveva
precedentemente partecipato ad una spedizione americana in Tibet. Anch’egli
rimase colpito dai quattro Swastika ornamentali sul trono del reggente del
Tibet Reting Rimpoche. Di grande attrazione per la spedizione SS fu
l’arredamento tibetano composto da parti del corpo umano, in particolare da
ossa (p. 152f. : Teschi e pelle dei cadaveri dei prigionieri dei campi di
concentramento delle SS furono conseguentemente trasformati in “articoli da
regalo” [Geschenkartikel].) I predicatori buddhisti dell’ impermanenza
di tutto ciò che esiste, del mondo di Sofferenza che dev’essere
superato tramite il distacco, erano “interpretati” (cioè fraintesi) per
conformarsi alla “morale” della Sopravvivenza del più Adatto, alla volontà
di creare un mondo dove i deboli non
avrebbero avuto diritto di sopravvivere. Così lo studioso delle razze SS Bruno Beger fu
fortemente impressionato dalla procedura tibetana del tagliare i cadaveri a
pezzi per darli in pasto agli uccelli, “una delle più forti esperienze
nella misteriosa capitale del Tibet”. (Più tardi Beger organizzò una
collezione di scheletri delle vittime del campo di stermino di Auschwitz,
prigionieri di guerra dell’Armata Rossa dell’Asia centrale. Fu condannato
per la partecipazione ad almeno 86 uccisioni a soli tre anni –e non prima
del 1971 p.135f). Ciò che Hitler fermò fu il piano di Himmler di utilizzare
i tibetani – secondo il modello di Lawrence d’Arabia – per un attacco
militare all’India britannica (p.1229. La sua decisione originò dalla
consapevolezza dell’impraticabilità di questo piano (e dalla sua
ammirazione per gli Inglesi come Razza Padrona).
Hitler non era ovviamente
interessato dalle presunte potenzialità militari delle capacità occulte di
dominare la natura – presumibilmente conservate in Tibet – né dai “poteri
polari là innervati”. Si cominciò a credere questo, e precisamente questo,
nella letteratura neo-nazista, subito dopo che il “diritto del più forte”
di Hitler divenne l’illusione del più debole. Questo Fascismo – che in
accordo alla Legge della Sopravvivenza del Migliore aveva perso i suoi
diritti a perpetuarsi – sopravvisse grazie alla mitologia esoterica,
una consolazione per il fallimento della biologia (del Darwinismo
Sociale).
Così il Barone Giulio Evola
(1898-1974) mutuò dalla vishnuita Bhagavad Gita una sacralizzazione del
Sadismo nei termini di una divina volontà di distruzione di ogni cosa
mortale, l’ Eternità del Divino significando la perenne distruzione di ogni
cosa temporale: Così il sadismo sacralizzato del guerriero Kshatrya celebra
il Sacrificio del Sangue della Vita – trascendendo le mere perversioni del
sadismo “profano”. Di conseguenza, l’uccisione diviene un sacrificio
consacrato (246). Le pubblicazioni di Evola del 1953 e del 1961 lo resero
la principale “autorità filosofica”, il Guru dell’ odierno Ordine Nero del
fascismo spirituale (257), della Nuova Elite che proclama più che lo stesso
Nuovo Ordine hitleriano: è più esplicita riguardo alla distruzione della
società moderna. Evola a questo richiamava già sin dalla sua opera
principale, “Rivolta Contro il Mondo Moderno” del 1935. Tuttavia, a
dispetto di questa ammirazione per i 55, l’Ordine Guerriero Kshatrya, viene
menzionato raramente nella loro letteratura sebbene egli abbia influenzato
la loro stessa immagine (particolarmente l’”Eredità Ancestrale” del
“Mistero del Graal” dei Templari). Più conosciuta è la sua influenza sul
tardo pensiero fascista, la legislazione italiana sulla razza del 1937.
“L’Uomo come Potenza” di Evola è
una glorificazione del potere generato attraverso l’energia sessuale,
seguendo i modelli dei culti tantrici indiani, associati in particolare
all’Energia femminile (Shakti) di Shiva Rudra e Kali, divinità indiane
della distruzione e della rigenerazione. Tra le applicazioni che Evola dà
di essi vi sono l’uccisione – tramite sacrificio – della Donna (il
principio femminile che comprende sia la Compassione che il Bolshevismo…)
–affinchè tale energia vada a rafforzare l’Uomo, la Virilità ariana (p.234)
che accumula il suo proprio potere con il sacrificio dell’Altro.
Evola derivò queste nozioni dalla
scuola Vajray�na del buddhismo tantrico. E con concetti presi da
testi tantrici conclude il suo lavoro più importante: il concetto di
Shambala, simbolizzata dallo Swastika che indica un centro di tradizioni
iperboree “di origine ariana”. Immagini di questo mitico reame derivano
dalla tradizione tantrica del Kalachakra. I cui testi principali sono stati
resi accessibili nel periodo del dopoguerra, anche da un certo Jean Marquès
Rivière, un sanscritista francese, specializzato nella persecuzione
poliziesca delle società segrete, dei massoni e degli ebrei nella Francia
semi-fascista tra il 1941 e il 1944.
Di maggiore influenza sul Fascismo
esoterico del dopoguerra è stato Miguel Serrano (nato nel 1917): Sin dal
1938 si unì ai “nazionalsocialisti” del Cile – e successivamente divenne il
loro Fuehrer (dopo esperienze come ambasciatore del Cile in India e negli
stati comunisti balcanici). Nel 1978, sotto la dittatura di Pinochet,
comparse il suo libro “Hitler esotérico” – e nel 1982, “Hitler el último
Avatara”, poi nel 1991, “Manu por el Hombre que vendrá”- Definì questi
espressione “dell’ Hitlerismo esoterico”. A Serrano è attribuita il culmine
del misticismo SS. Egli assimilò la maggior parte delle nozioni dall’
Eredità Ancestrale di Himmler e dagli scritti di Evola. I libri di Serrano
sono noti per la diffusione fra skinheads, satanisti, e fans del Nazi
Metal. La nascita di Hitler nel 1889 per lui significa l’inizio di una
nuova Era (p. 425); Hitler rappresenta qualcosa di più che semplicemente un
Superuomo se non il nordico dio Wotan ed anche Kalki, l’ultima incarnazione
di Vishnu – ed il “Manu del futuro”. Ed essendo un archetipo, secondo
Serrano, Hitler non avrebbe potuto morire – e per questo fu portato via da
un “UFO” (Unidentified Flying Object) a “Shambala” (dove risiedono i suoi
uomini-Dei pp. 436, 438). Dietro quel che offre questo nazista cileno vi
sono essenzialmente istruzioni tantriche (p. 493). Difatti, egli era – al
pari di Evola e di Marquès-Rivière – un praticante di rituali tantrici. Per
Serrano il Tantrismo ha rappresentato la principale “sapienza” della casta
guerriera iperborea (nordica polare). Seguendo “l’etica” tantrica ha
supposto che i compiti delle SS fossero da intendersi “oltre il Bene ed il
Male” – giustificando lo sterminino delle “razze inferiori” come il
compimento di “leggi cosmiche”. (Non l’effetto ma la motivazione conta nel
Tantrismo – la motivazione delle azioni più terribili in esso può essere
“Illuminazione” – che è potenzialmente Potere (5a). E la volontà di Potere
(assoluto) dell’Ariano è – secondo Serrano – generata dal vitalismo
erotico. Infatti, la magia sessuale tantrica è considerata essere il “centro
mistico” del fascismo di Serrano (p. 441) – incluso il sacrificio
tantrico della Femmina: la Donna deve essere uccisa (almeno
“simbolicamente”: p. 442). Nel contesto tantrico l’uccidere può risultare
come “irreale”. (Riguardo alla apparente “irrealtà” del genocidio razziale
moderno nel Continente nero Hannah Arendt ha notato: “La vita dei nativi in
qualche modo appare un “mero gioco d’ombre” così che quando gli uomini
europei li massacrarono [queste ombre, i nativi], essi in qualche modo non
erano coscienti di commettere un assassinio.) (5a).
E la donna vivente che Serrano
venerava fu da lui associata con il dio nordico Odino. Era Savitri Devi
(Maximiliani Portas, figlia di padre inglese nacque in Francia nel 1905),
venerata nella sottocultura nazista internazionale come l’alta sacerdotessa
di Hitler, “Profetessa del ritorno Ariano”. La sua evoluzione andò dalla
Magna Grecia – attraverso la Teosofia – al culto della razza del “puramente
Ariano”, ossia “all’unica cultura ariana rimasta”: l’India brahmanica. Là
il brahmano Srimat Swami Satyananda, Presidente della Hindu Mission di
Calcutta, le rivelò che Hitler sarebbe divenuto la prossima incarnazione di
Vishnu. In modo simile, il Pandit Rajawade di Poona identificò Hitler con
il Chakravartin delle scritture del Vishnu Purana, destinato a regnare sul
mondo, il dio Vishnu incarnatosi precedentemente in Krishna. E Krishna
Murkherji sposò Savitri Devi. Pensò di riconoscere la tradizione Kshatriya
dell’epica indiana del Mahabharata nella Germania militare di Hitler. Dopo
il suo collasso nel 1945, Savitri Devi invocò Kali, la Dea della
Distruzione, per annientare coloro che avevano distrutto la Germania
nazista (p. 346f). Per questa “sacerdotessa di Hitler” gli inni a Shiva, lo
spaventoso consorte di Kali, la divinità maschile della “distruzione
creatrice” si fusero in un “Mantra” con “Heil Hitler” (pp. 347, 349):
Perché Hitler doveva divenire Kalki (pp. 351, 358), distruttore di coloro
che hanno causato la degenerazione del mondo. E, nel 1958, Savitri Devi giunse
ad attribuire il crisma della sacralità allo sterminio degli ebrei alla
Bhagavad Gita (p. 356) – anni dopo che l’austriaco Lanz von Liebenfels,
“l’uomo che diede le idee ad Hitler”, propagandava che gli ebrei dovessero
essere destinati ad un sacrificio umano. (p.334).
Dall’occultismo derivò un tale
precedessore “ariosofico” come la Società Thule della capitale bavarese. E
verso l’Occulto tende ciò che sopravvive della mitologia SS. La crisi
dell’economia mondiale aveva promosso il Nazismo dall’oscurità alla
politica di massa. E la prosperità che seguì la sua disfatta militare lo
respinse nell’oscuità dell’attuale occultismo SS.
Il misticismo del dopoguerra degli
Evola e dei Serrano deriva il suo “arianesimo” più da fonti indiane e
tibetane che teutoniche. All’alba della Rivoluzione francese il fascino del
passato germanico (che è pre-medievale) era stato diretto contro la
restaurazione assolutista – e l’incoraggiamento dell’ Indologia,
degli studi sulla sapienza dei Brahmani, servì contro la Democrazia.
Per la pubblica massa, Hitler si eresse a difensore dell’ Occidente contro
il massacro degli asiatici. Dopo che questa “difesa dell’Occidente” collasò
, ciò che sopravvisse della Eredità Ancestrale SS prese rifugio nell’
Occulto, sempre più mutuato culturalmente dall’Asia meridionale:
l’Hitlerismo dei nostri giorni è tantrico (p. 441). Dopo aver messo fuori
gioco la sinistra Hitler – come mosso da una sorta di energia
“meta-elettrica” – avendo annessa l’Austria, monopolizzati tutti i mezzi di
comunicazione di massa, isolata la Germania, portata l’intera Europa alla
massima tensione ed infine provocatone il corto circuito, egli era pronto a
mutarsi nell’archetipo della divina energia. Hitler è stato assunto
esotericamente nel mito, per essere radicato nel trascendente- oltre la
storia. Ad oggi, tale hitlerismo esoterico sembra in continua espansione
(p. 256). Nella sua sottocultura, “SS” viene rappresentato dal Sole Nero.
Ed il Sieg Heil, dopo la sconfitta, fu tramutato nel principale Mantra del
Potere occulto del Sole Nero (p. 399, 411, 442), che simboleggia la fine
del mondo dell’Edda nordica, convertito nel potere solare della “Nuova
Era”.
Al momento, nel misticismo
necrofilo delle SS- con un teschio a loro emblema, associato a montagne di
cadaveri- vengono venerate le icone della Violenza e della Morte. Alcuni
gruppi rock appartenenti a questa sottocultura internazionale neofascista
hanno venduto oltre 100.000 copie di dischi. E tra i loro titoli vi sono
“Born in order to hate”; “Gospel of inhumanity”. Alcune di queste band
hanno nomi come “Spear of Longinus” e “Blood Axis”, avendo il satanismo
permeato una parte della cultura pop con la musica rock degli skin heads
(p.451). Secondo Goodrick-Clarke, i satanisti neonazisti e i loro gruppi
heavy metal, vengono associati a nozioni “Kshatrya” sui guerrieri
dell’India “ariana” dagli skin heads europei e americani. La canzone
“Hitler as Kalki” è stata creata dal compositore e musicista conosciuto
come David Tibet: egli definisce se stesso “simpatizzante del Diavolo” nel
contesto del buddhismo tantrico (p.451f). Nella letteratura satanista la
nordica Thule e l’Eredità Ancestrale SS sonno divenute metafore degli
Inferi - con Heinrich Himmler adepto satanista. (Una barzelletta politica
del Terzo Reich profetizzava che, dopo il trionfo finale, Himmler sarrebbe
diventato Maresciallo degli Inferi mentre Goering, Maresciallo del Reich,
sarebbe stato promosso a Maresciallo del Mondo). Secondo i Trimondi anche
nei circoli puramente satanismi sono state assorbite idee dei creatori
della mitologia fascista, di Evola, Miguel Serrano e Savitri Devi.
Dopotutto, il ruolo di Satana è stato ricoperto da più di due secoi da
sinistre società segrete. Ed il libro “Le società segrete ed il loro potere
nel XX secolo” di Jan van Helsing, apparso nel 1993, è stato bandito dalla
Germania nell’arco di tre anni- mediante una legge contro l’incitamento
delle masse (Volksverhetzung). In ogni caso, nel 1998, van Helsing ha
pubblicato “I misteri del Sole Nero”. Così, attraverso le sue pubblicazioni,
l’esoterismo è diventato “la più importante via di penetrazione della
cosmovisione di estrema destra” (p. 398).
Quindi la credenza che il Terzo
Reich sia stato concepito dai Cavalieri Teutonici- così come dai Lama
tibetani- non fa più notizia. La novità è che “il carburante” degli UFO
neonazisti sarà d’ora in poi l’energia “Vril” [Virile?]. In realtà in Vril
viene inteso come “propulsore metafisico” proveniente da Atlantide, il
continente perduto, in particolare per gli UFO di ingegneria nazionalsocialista…:
tutto questo secondo l’opera di Wilhelm Landig, titolata “Idoli contro
Thule, un racconto pieno di realtà”. La sua Trilogia di Thule (Vienna,
1971, 1980, 1991) elabora nozioni di Elena Blavatska e di Evola. È
considerata una miscela di fantascienza, monografia pseudo-scolastica e
storia nazionalsocialista su intelaiatura mitologica (p.392f). D’altro
canto, le più recenti pubblicazioni sul misticismo SS sono maggiormente in
debito con nozioni tantriche tibetane (p. 402f). “Nozioni di potere e sovrumanità
(Maha Siddha) del buddhismo tantrico… possono offrire dottrine attraenti
per una cultura Kshatrya globale. Tecniche sacralizzate…per convertire un
soldato in una santa macchina assassina. Questo è il motivo per cui
l’Eredità Ancestrale SS e il sopravvissuto “misticismo SS” tentano di
garantirsi punti di forza con nozioni tantriche (p.531). E’ il tantrismo
che è stato definito – da un suo sostenitore inglese- “la via al potere”.
Soprattutto riguardo all’odierno
esoterismo SS il brillante libro dei Trimondi raggiunge un notevole
obiettivo. Prende il posto di una biblioteca intera. Solo la sua
bibliografia vale il prezzo del libro. Consultarla rappresenta una genuina
esperienza intellettuale. Gli autori fanno largo uso dei testi tantrici
della scuola del Kâlachakra.
Inoltre, va ricordato che il
sistema del Kâlachakra resta marginale anche nel Lamaismo Tibetano- proprio
come il Lamaismo resta marginale nel mondo del buddhismo considerato nella
sua interezza. Helmut Hoffmann (peraltro citato nel libro) ha sottolineato
la resistenza storica del Tibet nei confronti del Tantrismo; l’ascesa in
Tibet della “Chiesa Gialla” ha comportato reazioni contro di esso. Hoffmann
ha richiamato l’attenzione sulle origini dualiste iraniane- non buddhiste-
proprie del Kâlachakra. (6) Sebbene gli autori sostengano fermamente il
primato della compassione nell’etica sociale buddista e affermino che “il
Kâlachakra Tantra sia in netta opposizione alla tradizione originariamente
pacifista del Buddhismo” (p.513), associano il Kâlachakra Tantra al
Buddhismo in genere (p.204). Così, nell’intestazione “Il Buddhismo come
dottrina di Potere” (p.254)-così come nei riferimenti al militarismo
buddhista- con “Buddhismo” deve intendersi la sua degenerazione tantrica.
Sfortunatamente, l’attributo di “amoralità” sin dalle origini che Volker
Zotz (autore di un libro sul buddhismo nella cultura tedesca) diede al
Buddhismo, viene ribadito acriticamente (p.456ff), in particolare
nell’infelice sottotitolo “Fondamenti del pensiero buddhista e dell’ideologia
nazionalsocialista” (p. 454).
Di conseguenza, il principale
problema del libro è il suo tentativo di definire il buddhismo come istanza
unitaria e il suo trarre conclusioni dalle particolarità della letteratura
SS alle generalità della cultura tibetana. In realtà, le qualità attribuite
al Buddhismo dai pensatori nazionalsocialisti non costituiscono base valida
per la sua caratterizzazione- non importa quanti convincenti punti di
partenza il fascismo trovi nei fenomeni tantrici del declino buddhista.
Infatti, le similitudini del Kâlachakra con l’esoterismo fascista (p.463)
derivano da imitazioni delle categorie tantriche di Vitalismo e
Potere- che di per sé sono inerenti al sentimento nazista (non del tutto
alieno al vitalismo bavarese). Anche le famose rapsodie del tibetologo
[fascista] Tucci sul “Buddhismo eroico” (p.193) non possono essere accolte
acriticamente- così come i salmi di guerra (solitamente basati sul Cristo
che non porta la pace ma la Spada) non possono da soli definire il
Cristianesimo. (Logicamente i fascisti hano rifiutato il suo messaggio mentre
ne hanno emulato l’istituzione: la Chiesa con la sua gerarchia e
disciplina). Ovviamente, il filmato delle SS sulla loro spedizione nel
regno del Dalai Lama (p. 155f) mostrava solamente ciò che il suo comandante
desiderava che si mostrasse- come i messaggi dell’esiliato XIV Dalai Lama
al mondo democratico tralasciano ciò che vi è stato di non democratico nel
Lamaismo. Questo libro costituisce il miglior correttivo alle odierne
faziose immagini di un Tibet esclusivamente umanitario e pacifista. Gli
autori sottolineano che una pubblica discussione sul Buddhismo tantrico
tibetano tenuta dal Dalai Lama lo preserverebbe dall’abuso e dalla
distorsione operate dall’esoterismo SS. Ma essi possono essere facilmente
fraintesi, al punto di considerare che non vi fosse nulla di umanitario e
nulla di pacifico all’interno del regno del Dalai Lama, considerando che
tra gli amici di quest’ultimo vi furono l’ausiliare SS Jean Marquès-Rivière
così come il guru Shoko Asahara, che (nel 1995) causò danni da gas tossico
a più di 5.000 vittime nella metropolitana di Tokyo- come sacrificio a
Shiva-Rudra-Chakrin, dominatore apocalittico nel Kâlachakra Tantra (p. 505,
518). Tale “Re-Sacerdote Ariano” del misticismo nazista (p.469f)- e non il
dominatore universale propriamente buddhista (Chakkavattî)- è giustamente
comparato al Tenno giapponese- ed erroneamente all’ideale imperatore
buddhista Ashoka del III sec. a.C. (p.469f).
Più assurdo ancora, l’indologo di
Himmler Wüst e il Barone fascista Evola videro precisamente in Ashoka il
modello di grande potere politico…del “Re-Sacerdote ariano”. Le loro
assurdità a riguardo di Ashoka dovrebbero venir in via definitiva.
Dopotutto, egli annotò il suo indimenticabile pentimento anche per “la
millesima parte di coloro che sono stati uccisi”. “E questo è stato
trascritto affinché…chiunque possa essere, non pensi a nuove conquiste come
ad una meta da raggiungere con le frecce”. E che l’unica “reale conquista è
la Conquista per mezzo del Dhamma [forza di Moralità]”. L’orgoglio di
Ashoka fu che egli “raggiunse la conquista per mezzo del Dhamma, …una
conquista essenziata di amore” (7). E ancora, Ashoka rimanendo non
menzionato nel contesto delle idee orientali sull’impero universale, il
Chakkavattî/Chakravartin (prototipo della regalità buddhista) appare con il
sottotitolo “Apoteosi del Führer” (p. 328). Fra i numerosi riferimenti a
questa incarnazione indiana del potere assoluto resta ignorato il Chakkavattî-Sutta,
uno dei più antichi testi buddhisti, che inizia col dire che l’Est, il Sud,
l’Ovest ed il Nord dovranno sottomettersi volontariamente al
Chakkavattî: Egli dovrà dichiarare che alcun essere vivente dev’essere
ferito. (8). Invece, il Chakravartin inteso dagli autori è Kalki del
brahmanico Vishnu Purana (con riferimenti ad esso termina “Rivolta contro
il Mondo Moderno” di Evola) , ariano dominatore del mondo, simboleggiato
dallo Swastika (p. 256). In realtà, Kalki in India ed il Chakravartin nella
Birmania buddhista hanno ispirato fenomeni politicamente opposti:
E’ precisamente da Kalki che gli
stessi gruppi di Pariah attendono la loro emancipazione contro la
gerarchia delle caste. Nelle stesse aree rurali Gandhi venne
identificato con una tale incarnazione di Vishnu. Alla descrizione dello
stato ideale futuro del Chakkavattî Sutta fece menzione nel 1959 U Nu
(Primo Ministro della Birmania 1947-1958 e 1960-1962) – in riferimento al
suo socialismo buddhista anti-imperialista. (9) Nel nome del Chakkavattî
(birmanizzato come “Sektya Min”) i contadini della Birmania si rivoltarono
ripetutamente (come registrato dopo il 1837) Con questo dominatore ideale
buddhista venne identificata la figura centrale della Guerra Contadina
birmana del 1930-1932. (10).
Questo mostra quanto il Buddhismo
venisse compreso più correttamente rispetto agli indologi fascisti dall’
ispiratore di Hitler, Houston Stewart Chamberlain e dal rivale del Führer
Ludendorff. Chamberlain vide che il Buddhismo “era mosso da fantasticherie
umanitarie, proclamando l’uguaglianza di tutti gli esseri viventi” (10a).
Ludendorff ricordò che esso “predica l’auto-estinzione…, disarmo spirituale
e corporale” (p. 295), entrambi comprendendo la sua etica meglio del
Professor Wüst e del Barone Evola. Un “Duce del Bengala” può essere visto
in Subhas Chandra Bose (pp. 93) solamente ignorando il fatto che
un’alleanza con l’Unione Sovietica sarebbe stata la sua prima scelta:
Come un Redentore sparito egli: “…milioni di indiani credono---che si stia
nascondendo a Mosca, venendo istruito nei principi della
rivoluzione…entusiasticamente lo attendono”. (11)
E archetipicamente meno remota dal
comunismo che dal fascismo è storicamente quella “Gnosi”, satanizzazioni
della quale sono state ereditate nelle scienze politiche sinda Eric
Voegelin (ed echeggiatea pag. 537): Con “Gnosi” si intende usualmente la
sua corrente manichea. Infatti, la sua visione di tutto il mondo materiale,
con le sue istituzioni ufficiali, che sono sotto il potere del Male stimola
alla rivolta piuttosto che alla conservazione dell’ordine stabilito. E che
le distinzioni di classe e di gerarchia non hanno alcun significato per
l’autentico iniziato è tra i messaggi della Bhagavad Gita: Verso il Brahman
e verso il [disprezzato] piatto di carne di cane i sapienti si attengono in
ugual modo. Già qui [sulla terra] i Cieli sono conquistati da coloro la cui
mente riposa su questa Equanimità…Che essi siano ricchi e nobili pensano
coloro che sono accecati dall’ignoranza. (12)
Che il Capo delle SS abbia invocato
un passaggio di questo “Canto Divino” non è più una riflessione su questa
scrittura (che è stata invocata ancora ed ancora da riformisti sociali
dell’India - non solamente nel pacifismo gandhiano (13) ma anche nel
“comunismo induizzato” (14) più che l’etichetta “socialista” del partito di
Hitler non sia una riflessione sul Socialismo. Non è tanto che Savitri Devi
abbia trovato nella Bhagavad Gita principi che si integrano in modo
convincente nella ideologia SS (p. 360); è piuttosto che lei insistette
nell’averli trovati: Le sue conclusioni non sono appoggiate dai testi
che cita (p. 357), riguardo al compimento del dovere senza cura per alcun
guadagno, riguardo al giusto combattimento, riguardo al paradiso per i
guerrieri caduti e la terra per i vittoriosi. Alla fine, i testi che questa
“Sacerdotessa di Hitler” ha enfatizzato conducono generalmente ad una
resistenza senza speranza, eroica contro i poteri di questo mondo,
resistenza che è stata molto meno offerta dai fascisti (sotto i quali i
deboli non hanno diritto di sopravvivere piuttosto che dagli anti-fascisti
con la loro fede in un mondo che dovrà appartenere ai deboli. (15)
D’altro canto, non ad ogni
Professore è data la forza di volontà di professare delle convinzioni: così
ciò che è provato da 88 appropriazioni del pensiero “orientale” è più
l’adattarsi di certi indologi tedeschi agli incentivi finanziari offerti da
88 istituzioni che le “affinità” della Gita e del Buddhismo al Fascismo.
L’enunciato meno valido nel libro
potrebbe essre che “un Buddhista dissolve il suo Ego per la “Liberazione”
di tutti gli esseri soffernti e un Nazionalsocialista per la “Nazione e la
Razza”, ma ciò nella storia del Buddhismo potrebbe significare solo e
soltanto il precetto di annientae la compassione e la saggezza” (p. 458).
FONTI
1) Jean-Michael
Angebert, The Occult and the Third Reich (New York, 1974); François
Ribadeau Dumas, Hitler et la sorcellerie (Paris, 1975); RR Carmin, “Guru”
Hitler, Die Geburt des Nationalsozialismus aus dem Geist von Mystik und Magie
(Zürich, 1985); Jean Robin, Hitler, I’élu du dragon (Paris, 1987)
2) Hitler’s speech of 28. April 1939: Deutscher
Kurzwellensender; Hitler, Monologe im Führerhauptquartier, edit. W.
Jochmann (Hamburg, 1980), pp. 48, 62 f.; W. Maser, Das Regime. Alltag
1933-1945 (Manchen, 1983), p. 259; J.H. Voigt, „Hitler und Indien“:
Vierteljahreshefte für Zeitgeschichte, IX (1971), pp. 33, 49
3) Hitler,
Speech of 22. August 1939 to the supreme commanders; L.P. Lochner, What
about Germany?
(New York, 1942), p. 3
4) Gerwin
Strobl, The Germanic Isle. Nazi perceptions of Britain
(Cambridge,
2000), pp. 41, 42
5) Heinrich Himmler, Geheimreden und andere Ansprachen
(Frankfurt, 1974), p. 159: Speech of 9th. June 1942
5a). Hannah Arendt, Elemente und Ursprünge totaler
Herrschaft (Frankfurt, 1955), pp. 307, 313
5A). S.B.
Dasgupta, An introduction to Tantric Buddhism (Calcutta,
1958), p. 179 f; John Blofeld, The Way of Power (London, 1970)
5B) “Die Linke ausgeschaltet, Osterreich eingeschaltet,
die Massenmedien gleichgeschaltet, Deutschland isoliert, ganz Europa in
Spannung versetzt und schließlich den Kurzschluss erzeugt.“
6) Helmut Hoffmann, Die Religionen Tibets (Freiburg B,
1956), p. 58 ff., 119 f., 163; Hoffmann, „Das Kâlachakra, die letzte Phase
des Buddhismus in Indien“: Saeculum, XV/2 (1964), p. 128
7) Ashoka‘s
13th Rock Edict: D.R Bhandarkar, Asoka (Calcutta 1925), pp. 300-303; J.
Bloch, Les inscriptions d‘Asoka (Paris, 1950), pp. 125-132
8)
Cakkavatti-Sîhanâda-Sutta, Diaha Nikâva, XXVI, 6: Translation by
Rhys Davids, Sacred Books of the East, IV (London, 1957), p. 63f
Monier-Williams,
Brahmanism and Hinduism. (London,
1889), p. 114; Bharatan Kumarappa, introduction to: M.K. Gandhi, Hindu
Dharma (Ahmedabad, 1950), p. VIII; U Nu’s Speech of November 16th, 1959
before the Anti-Fascist People’s Freedom League (Burmese typescript given
by U Nu to the author), pp. 17f, largely reprinted in Bama-hkit of
17. XI 1959, p. 8; Sarkisyanz, Buddhist Backgrounds of the Burmese
Revolution (The Hague, 1965), p. 224
10) Cf.
Maurice Collis, Trials in Burma
(London,
1938), pp. 129, 273f.
10a) Houston
Stewart Chamberlain, Briefwechsel mit Kaiser Wilhelm II (Munich, 1929), Vol. 11 p.152
11) J. A.
Michener, Voice of Asia (New York, 1952),
p. 265; of. NA Chadhuri, “Subhas Chandra Bhose, his legacy and legend”: Pacific
Affairs (1955), p. 356. All italics are mine.
12) Bhagavad
Gita, V, 18f; XVI; 12-17; XIII, 29: translation by R Garbe (Leipzig, 1905), pp.
94, 140f, 132
13) W. Roland
Scott, Social ethics of modern Hinduism (Calcutta, 1953), p. 109: “Gandhi
maintained that non-violence was... a central teaching of the Gita” (sic);
“the Gita ... does not teach, according to his opinions, violence”: Wilhelm
Mahlmann, Mahatma Gandhi, der Mann, sein Werk und seine Wirkung (Tabingen,
1950), p. 140
14) H.S.
Sinha, Communism and Gita, A philosophico-ethical study (Delhi, 1979), pp.
264, 262: “The Gita would always ... shake hand [sic] with communism and
bring out a workable synthesis...”, “a valuational synthesis of these two
systems can save humanity...”
15) There was
no Nazi Leningrad that held out against a siege lasting nine hundred days
of near starvation (in 19411944). On the Fascist side there was no Madrid
that withstood more than two years of almost daily bombardments by aviation
and artillery (in 1936/8); no [Basque] fishery launch !hat resisted an
enemy battleship during an entire hour (on 5. March 1931) before sinking
itself (having received about 200 impacts of naval cannon): It was but the
Ocean that extinguished the fire of its last machine gun. (Sarria,
De arrantzales a gudaris del Mar [Bermeo, Vizcaya, n.n.], p. 108)
Manuel Sarkisyanz (1923) è stato soggetto
alla Shah dell’Iran. Ha studiato all’ Università di Tehran e in seguito
all’Università di Chicago. La, ha scritto il suo primo òibro, “La Russia ed
il Messianismo dell’Oriente”. Dopo la sua pubblicazione in lingua tedesca è
stato immediatamente invitato in Germania – inizialmente come professore
ospite a Friburgo e poi a Kiel. I suoi interessi principali risiedono nella
comparazione storica dei movimenti di indipendenza. Tra le sue dozzine di
libri vi sono “Storia dei popoli orientali dell’Impero Russo” (in tedesco),
“Rizal (eroe nazionale delle Filippine) e la Spagna Repubblicana”, “Il
retroterra buddhista della rivoluzione birmana”. La sua pubblicazione sulla
storiografia come apologia per il governo britannico in Birmania (Ohio
University Press) è anche apparsa in linguaggio birmano. I libri del
Sarkisyanz “Risorgimento americano in Perù” e “Felipe carrello, il “Rosso
apostolo dei Maya” sono stati pubblicati sia in tedesco che spagnolo.
L’ultimo sta venendo ora tradotto nel linguaggio dei Maya dello Yucatan
(Messico) dove l’autore vive attualmente per la maggior parte dell’anno.
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