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Recensione del Manuel Sarkisyanz

Hitler, Buddha, Krishna

Una sacrilega allenza dal Terzo Reich ai nostri giorni

Victor and Victoria Trimondi „Hitler Buddha Krishna

Eine unheilige Allianz vom Dritten Reich bis heute“

Questo libro può essere considerato una cesura epocale nella storia intellettuale dei collegamenti interculturali del Neo-Fascismo. Esso si intrattiene principalmente su Himmler, il “Buddhismo” tantrico e Krishna, un “blockbuster” che sorpassa di molto con la sua portata geo-culturale i precedenti libri continentali sull’ “esoterismo ariosofico”. [1]

 

Nelle discussioni riguardanti la “religione politica” dei “nazionalsocialisti” le loro nozioni sulla “primordiale saggezza ariana” dell’ India non hanno ancora ricevuto un’ attenzione sufficiente da parte degli storici. Queste erano probabilmente parte di un esoterismo “arcaico” all’interno dell’occultismo SS della cosiddetta Eredità Ancestrale “Anhenerbe”) – un interesse particolare non tanto di Hitler (che preferiva pragmaticamente seguire modelli inglesi [2] ma assai sicuramente per Heinrich Himmler che guidava le SS: In contrasto con le associazioni “semitiche” del Cristianesimo , una primeva religione “ariana” doveva risultare “più appropriata alla natura germanica”. Così “l’Ahnenerbe” di Himmler, l’istituzione centrale per la sistematica costruzione della fede “ariana”, apparentemente era intesa a edificare il suo “Vaticano-SS” nel castello di Wewelsburg, Vestfalia (p 1 00).

 

Padre intellettuale di ciò fu il filologo olandese Herman Wirth (1885-1981). Avendo inaugurato, nel 1919, il movimento “nazionalsocialista” nei Paesi Bassi, propagandò fin dal 1920 lo Swastika “ario”-germanico. Sostenendo che gli Ariani discendevano dai polari “Iperborei” che avevano presumibimente abitato in origine il continente perduto di Atlantide e poi la nordica Thule, (nozioni “ariosofiche” e runiche, ereditate dalla Teosofia di Elena Blavatska), Wirth affermò che la saggezza primordiale di Atlantide era stata conservata (dai “Mahatmas”) nel Tibet buddhista.

 

 

Questa Teosofia fu combinata ulteriormente con la mitologia nordica dell’ Edda ( e con la “Sapienza runica”) da Rudolf Gorsleben (1883-1930) – col risultato che, in Tibet, almeno una parte delle occulte capacità di dominare la natura, capacità un tempo in possesso della “razza primordiale” artica (Urrasse) degli ariani, doveva essere stata preservata. E questa divenne verità di fede per la fazione occultista della SS-Eredità Ancestrale di Himmler. In particolare l’SS-“Sturmbannführer” Karl Maria Wiligut (1866-1946), un colonnello austro-ungarico (rinchiuso in una clinica psichiatrica dal 1924 al 1927), sotto lo pseudonimo di “Weisthor”, che sta per il “Sapiente [Dio germanico] Thor”, influenzò Himmler nel credere che il rifugio degli ariani dell’ “estrema Thule”, andasse cercato, tramite “memorie di vita” parapsicologiche –sotto terra- nel Tibet buddhista. Così, al “Buddhismo antico” furono attribuite in particolare “qualità ariane” (p. 1 00, 90). Ciononostante, si iniziò a dubitare che l’etica buddhista di rinuncià a sé stessi potesse essere considerata “Ariana”. Di conseguenza, il Buddhismo venne considerato una degenerazione della genuina religione ario-vedica del Potere. Allo stesso tempo i guerrieri ario-vedici erano divenuti l’orgoglio di certi nazionalisti indiani anti-britannici – dopo che le immagini inglesi degli indiani soggiogati gli avevano attribuito qualità effeminate ed una spiritualità priva di qualsiasi rilevanza pratica.

 

A causa degli ovvii successi concreti, molto più prestigio dell’India ebbe nella Germania di Himmler il trionfante Giappone dei Samurai con la loro etica del Bushido. (In privato Hitler annoverava i giapponesi tra le “mezze scimmie laccate che vogliono sentire la frusta”. [3]) Ed il vittorioso militarismo giapponese si era servito di una particolare scuola di meditazione Zen per instillare disprezzo per la vita, disciplina, forza di volontà e soppressione delle emozioni. (Questo andò molto più in là dei modelli inglesi per il rafforzamento della volontà - ammirazione per cui vi era una tradizione di più vecchia data in Germania [4] Quindi Himmler stesso raccomandava il modello dei Samurai giapponesi alle sue SS, i “Samurai di Hitler”, l’ elite delle elite, sospinte verso l’alto dalla mobilità tipica della classe media. (Ed ai bambini del Miracolo Economico della Germania del dopoguerra veniva – ancora nel 2000 – raccomandato di seguire “la Via del Samurai” per il “successo” professionale e personsale: pp. 194-195).

 

Fu il Conte Karl Friedrich Dürkheim (non estraneo all’uccisione di una famiglia di scoiattoli per puro diletto) che contribuì a fare dell’etica del Buddhismo Zen con il suo disprezzo per la vita e la morte qualcosa di intellettualmente rispettabile nella Germania di Hitler. I modelli giapponesi di sacralizzazione del potere attraverso la mitologia Shinto colpirono Karl Haushofer, il mentore del delfino di Hitler Rudolf Hess.

 

In ogni caso, per gli obiettivi pratici, fu sufficiente la nozione luterana che qualsiasi autorità di governo (“Obrigkeit”) discenda da Dio… Fu a dispetto di ciò che il Capo delle SS Himmler promise di liberarsi del Cristianesimo (“Dobbiamo farla finita con il Cristianesimo. Questa grande piaga…,che ci ha indebolito in ogni conflitto”[5]) Ma la dichiarazione di Nietzsche che “Dio è morto” non era abbastanza: Alternative alla religione cristiana, così “aliena alla razza nordica”, erano necessarie per dare alle nozioni inculcate nelle SS un fondamento metafisico:

 

La sacralizzazione dei doveri della casta guerriera veniva mutuata dall’etica castale della Bhagavad Gita, la sacralizzazione della purezza della razza attraverso il Codice brahmanico di Manu. Perciò, le scoperte razionali dell’Indologia vennero messe “al servizio dell’irrazionale” (p.254), ricerche indologiche di qualificati specialisti al servizio di Himmler per elaborare una mitologia esoterica ad uso delle SS. Così Wilhelm Wüst (1901-1993), autorità nella filologia dei linguaggi indoeuropei, divenne Curatore nell’ Ahnenerbe (Eredità Ancestrale) di Himmler dopo il 1936, SS-Standartenführer (Assistente Colonnello) nel 1939 e consigliere personale del Servizio di Intelligence delle SS (SO) all’Università di Monaco – suo Rettore nel 1941. La sua schiera di indologi diede contributi essenziali alla “religione ariana” delle SS come centrale Ordine di Guerrieri, agendo come se la fede ariana fosse stata ereditata e ricostruita (“machbar”). Fu per dotare la Leadership di basi cosmogoniche attraverso gli archetipi di dei vedici come Indra e Varuna.

 

Unitamente a ciò, la spedizione voluta da Himmler in Tibet (nel 1938/9) era attratta più dalla sua religione pre-buddhista (Bon) che dal buddhismo tibetano. Si cercavano prove che il Tibet un tempo avesse offerto asilo ad un alta civiltà “ariana” e che i suoi Lama fossero i depositari di una qualche saggezza ariana ancestrale (p.158). Tracce nordiche, per supposizione datate indietro fino alla “Thule” di un Nord mitico, agli Iperborei e al “Continente” di Atlantide, venivano cercate in Tibet dagli uomini di Himmler. E ancora questa spedizione delle SS (“Eredità Ancestrale”) a Lhasa fu diretta dal qualificato tibetologo Ernst Schäfer (1910-1002) – che aveva precedentemente partecipato ad una spedizione americana in Tibet. Anch’egli rimase colpito dai quattro Swastika ornamentali sul trono del reggente del Tibet Reting Rimpoche. Di grande attrazione per la spedizione SS fu l’arredamento tibetano composto da parti del corpo umano, in particolare da ossa (p. 152f. : Teschi e pelle dei cadaveri dei prigionieri dei campi di concentramento delle SS furono conseguentemente trasformati in “articoli da regalo” [Geschenkartikel].) I predicatori buddhisti dell’ impermanenza di tutto ciò che esiste, del mondo di Sofferenza che dev’essere superato tramite il distacco, erano “interpretati” (cioè fraintesi) per conformarsi alla “morale” della Sopravvivenza del più Adatto, alla volontà di creare un mondo dove i deboli non  avrebbero avuto diritto di sopravvivere. Così lo studioso delle razze SS Bruno Beger fu fortemente impressionato dalla procedura tibetana del tagliare i cadaveri a pezzi per darli in pasto agli uccelli, “una delle più forti esperienze nella misteriosa capitale del Tibet”. (Più tardi Beger organizzò una collezione di scheletri delle vittime del campo di stermino di Auschwitz, prigionieri di guerra dell’Armata Rossa dell’Asia centrale. Fu condannato per la partecipazione ad almeno 86 uccisioni a soli tre anni –e non prima del 1971 p.135f). Ciò che Hitler fermò fu il piano di Himmler di utilizzare i tibetani – secondo il modello di Lawrence d’Arabia – per un attacco militare all’India britannica (p.1229. La sua decisione originò dalla consapevolezza dell’impraticabilità di questo piano (e dalla sua ammirazione per gli Inglesi come Razza Padrona).

 

Hitler non era ovviamente interessato dalle presunte potenzialità militari delle capacità occulte di dominare la natura – presumibilmente conservate in Tibet – né dai “poteri polari là innervati”. Si cominciò a credere questo, e precisamente questo, nella letteratura neo-nazista, subito dopo che il “diritto del più forte” di Hitler divenne l’illusione del più debole. Questo Fascismo – che in accordo alla Legge della Sopravvivenza del Migliore aveva perso i suoi diritti a perpetuarsi – sopravvisse grazie alla mitologia esoterica, una consolazione per il fallimento della biologia (del Darwinismo Sociale).

 

Così il Barone Giulio Evola (1898-1974) mutuò dalla vishnuita Bhagavad Gita una sacralizzazione del Sadismo nei termini di una divina volontà di distruzione di ogni cosa mortale, l’ Eternità del Divino significando la perenne distruzione di ogni cosa temporale: Così il sadismo sacralizzato del guerriero Kshatrya celebra il Sacrificio del Sangue della Vita – trascendendo le mere perversioni del sadismo “profano”. Di conseguenza, l’uccisione diviene un sacrificio consacrato (246). Le pubblicazioni di Evola del 1953 e del 1961 lo resero la principale “autorità filosofica”, il Guru dell’ odierno Ordine Nero del fascismo spirituale (257), della Nuova Elite che proclama più che lo stesso Nuovo Ordine hitleriano: è più esplicita riguardo alla distruzione della società moderna. Evola a questo richiamava già sin dalla sua opera principale, “Rivolta Contro il Mondo Moderno” del 1935. Tuttavia, a dispetto di questa ammirazione per i 55, l’Ordine Guerriero Kshatrya, viene menzionato raramente nella loro letteratura sebbene egli abbia influenzato la loro stessa immagine (particolarmente l’”Eredità Ancestrale” del “Mistero del Graal” dei Templari). Più conosciuta è la sua influenza sul tardo pensiero fascista, la legislazione italiana sulla razza del 1937.

 

“L’Uomo come Potenza” di Evola è una glorificazione del potere generato attraverso l’energia sessuale, seguendo i modelli dei culti tantrici indiani, associati in particolare all’Energia femminile (Shakti) di Shiva Rudra e Kali, divinità indiane della distruzione e della rigenerazione. Tra le applicazioni che Evola dà di essi vi sono l’uccisione – tramite sacrificio – della Donna (il principio femminile che comprende sia la Compassione che il Bolshevismo…) –affinchè tale energia vada a rafforzare l’Uomo, la Virilità ariana (p.234) che accumula il suo proprio potere con il sacrificio dell’Altro.

 

Evola derivò queste nozioni dalla scuola Vajray�na del buddhismo tantrico. E con concetti presi da testi tantrici conclude il suo lavoro più importante: il concetto di Shambala, simbolizzata dallo Swastika che indica un centro di tradizioni iperboree “di origine ariana”. Immagini di questo mitico reame derivano dalla tradizione tantrica del Kalachakra. I cui testi principali sono stati resi accessibili nel periodo del dopoguerra, anche da un certo Jean Marquès Rivière, un sanscritista francese, specializzato nella persecuzione poliziesca delle società segrete, dei massoni e degli ebrei nella Francia semi-fascista tra il 1941 e il 1944.

 

Di maggiore influenza sul Fascismo esoterico del dopoguerra è stato Miguel Serrano (nato nel 1917): Sin dal 1938 si unì ai “nazionalsocialisti” del Cile – e successivamente divenne il loro Fuehrer (dopo esperienze come ambasciatore del Cile in India e negli stati comunisti balcanici). Nel 1978, sotto la dittatura di Pinochet, comparse il suo libro “Hitler esotérico” – e nel 1982, “Hitler el último Avatara”, poi nel 1991, “Manu por el Hombre que vendrá”- Definì questi espressione “dell’ Hitlerismo esoterico”. A Serrano è attribuita il culmine del misticismo SS. Egli assimilò la maggior parte delle nozioni dall’ Eredità Ancestrale di Himmler e dagli scritti di Evola. I libri di Serrano sono noti per la diffusione fra skinheads, satanisti, e fans del Nazi Metal. La nascita di Hitler nel 1889 per lui significa l’inizio di una nuova Era (p. 425); Hitler rappresenta qualcosa di più che semplicemente un Superuomo se non il nordico dio Wotan ed anche Kalki, l’ultima incarnazione di Vishnu – ed il “Manu del futuro”. Ed essendo un archetipo, secondo Serrano, Hitler non avrebbe potuto morire – e per questo fu portato via da un “UFO” (Unidentified Flying Object) a “Shambala” (dove risiedono i suoi uomini-Dei pp. 436, 438). Dietro quel che offre questo nazista cileno vi sono essenzialmente istruzioni tantriche (p. 493). Difatti, egli era – al pari di Evola e di Marquès-Rivière – un praticante di rituali tantrici. Per Serrano il Tantrismo ha rappresentato la principale “sapienza” della casta guerriera iperborea (nordica polare). Seguendo “l’etica” tantrica ha supposto che i compiti delle SS fossero da intendersi “oltre il Bene ed il Male” – giustificando lo sterminino delle “razze inferiori” come il compimento di “leggi cosmiche”. (Non l’effetto ma la motivazione conta nel Tantrismo – la motivazione delle azioni più terribili in esso può essere “Illuminazione” – che è potenzialmente Potere (5a). E la volontà di Potere (assoluto) dell’Ariano è – secondo Serrano – generata dal vitalismo erotico. Infatti, la magia sessuale tantrica è considerata essere il “centro mistico” del fascismo di Serrano (p. 441) – incluso il sacrificio tantrico della Femmina: la Donna deve essere uccisa (almeno “simbolicamente”: p. 442). Nel contesto tantrico l’uccidere può risultare come “irreale”. (Riguardo alla apparente “irrealtà” del genocidio razziale moderno nel Continente nero Hannah Arendt ha notato: “La vita dei nativi in qualche modo appare un “mero gioco d’ombre” così che quando gli uomini europei li massacrarono [queste ombre, i nativi], essi in qualche modo non erano coscienti di commettere un assassinio.) (5a).

 

E la donna vivente che Serrano venerava fu da lui associata con il dio nordico Odino. Era Savitri Devi (Maximiliani Portas, figlia di padre inglese nacque in Francia nel 1905), venerata nella sottocultura nazista internazionale come l’alta sacerdotessa di Hitler, “Profetessa del ritorno Ariano”. La sua evoluzione andò dalla Magna Grecia – attraverso la Teosofia – al culto della razza del “puramente Ariano”, ossia “all’unica cultura ariana rimasta”: l’India brahmanica. Là il brahmano Srimat Swami Satyananda, Presidente della Hindu Mission di Calcutta, le rivelò che Hitler sarebbe divenuto la prossima incarnazione di Vishnu. In modo simile, il Pandit Rajawade di Poona identificò Hitler con il Chakravartin delle scritture del Vishnu Purana, destinato a regnare sul mondo, il dio Vishnu incarnatosi precedentemente in Krishna. E Krishna Murkherji sposò Savitri Devi. Pensò di riconoscere la tradizione Kshatriya dell’epica indiana del Mahabharata nella Germania militare di Hitler. Dopo il suo collasso nel 1945, Savitri Devi invocò Kali, la Dea della Distruzione, per annientare coloro che avevano distrutto la Germania nazista (p. 346f). Per questa “sacerdotessa di Hitler” gli inni a Shiva, lo spaventoso consorte di Kali, la divinità maschile della “distruzione creatrice” si fusero in un “Mantra” con “Heil Hitler” (pp. 347, 349): Perché Hitler doveva divenire Kalki (pp. 351, 358), distruttore di coloro che hanno causato la degenerazione del mondo. E, nel 1958, Savitri Devi giunse ad attribuire il crisma della sacralità allo sterminio degli ebrei alla Bhagavad Gita (p. 356) – anni dopo che l’austriaco Lanz von Liebenfels, “l’uomo che diede le idee ad Hitler”, propagandava che gli ebrei dovessero essere destinati ad un sacrificio umano. (p.334).

 

Dall’occultismo derivò un tale precedessore “ariosofico” come la Società Thule della capitale bavarese. E verso l’Occulto tende ciò che sopravvive della mitologia SS. La crisi dell’economia mondiale aveva promosso il Nazismo dall’oscurità alla politica di massa. E la prosperità che seguì la sua disfatta militare lo respinse nell’oscuità dell’attuale occultismo SS.

 

Il misticismo del dopoguerra degli Evola e dei Serrano deriva il suo “arianesimo” più da fonti indiane e tibetane che teutoniche. All’alba della Rivoluzione francese il fascino del passato germanico (che è pre-medievale) era stato diretto contro la restaurazione assolutista – e l’incoraggiamento dell’ Indologia, degli studi sulla sapienza dei Brahmani, servì contro la Democrazia. Per la pubblica massa, Hitler si eresse a difensore dell’ Occidente contro il massacro degli asiatici. Dopo che questa “difesa dell’Occidente” collasò , ciò che sopravvisse della Eredità Ancestrale SS prese rifugio nell’ Occulto, sempre più mutuato culturalmente dall’Asia meridionale: l’Hitlerismo dei nostri giorni è tantrico (p. 441). Dopo aver messo fuori gioco la sinistra Hitler – come mosso da una sorta di energia “meta-elettrica” – avendo annessa l’Austria, monopolizzati tutti i mezzi di comunicazione di massa, isolata la Germania, portata l’intera Europa alla massima tensione ed infine provocatone il corto circuito, egli era pronto a mutarsi nell’archetipo della divina energia. Hitler è stato assunto esotericamente nel mito, per essere radicato nel trascendente- oltre la storia. Ad oggi, tale hitlerismo esoterico sembra in continua espansione (p. 256). Nella sua sottocultura, “SS” viene rappresentato dal Sole Nero. Ed il Sieg Heil, dopo la sconfitta, fu tramutato nel principale Mantra del Potere occulto del Sole Nero (p. 399, 411, 442), che simboleggia la fine del mondo dell’Edda nordica, convertito nel potere solare della “Nuova Era”.

 

Al momento, nel misticismo necrofilo delle SS- con un teschio a loro emblema, associato a montagne di cadaveri- vengono venerate le icone della Violenza e della Morte. Alcuni gruppi rock appartenenti a questa sottocultura internazionale neofascista hanno venduto oltre 100.000 copie di dischi. E tra i loro titoli vi sono “Born in order to hate”; “Gospel of inhumanity”. Alcune di queste band hanno nomi come “Spear of Longinus” e “Blood Axis”, avendo il satanismo permeato una parte della cultura pop con la musica rock degli skin heads (p.451). Secondo Goodrick-Clarke, i satanisti neonazisti e i loro gruppi heavy metal, vengono associati a nozioni “Kshatrya” sui guerrieri dell’India “ariana” dagli skin heads europei e americani. La canzone “Hitler as Kalki” è stata creata dal compositore e musicista conosciuto come David Tibet: egli definisce se stesso “simpatizzante del Diavolo” nel contesto del buddhismo tantrico (p.451f). Nella letteratura satanista la nordica Thule e l’Eredità Ancestrale SS sonno divenute metafore degli Inferi - con Heinrich Himmler adepto satanista. (Una barzelletta politica del Terzo Reich profetizzava che, dopo il trionfo finale, Himmler sarrebbe diventato Maresciallo degli Inferi mentre Goering, Maresciallo del Reich, sarebbe stato promosso a Maresciallo del Mondo). Secondo i Trimondi anche nei circoli puramente satanismi sono state assorbite idee dei creatori della mitologia fascista, di Evola, Miguel Serrano e Savitri Devi. Dopotutto, il ruolo di Satana è stato ricoperto da più di due secoi da sinistre società segrete. Ed il libro “Le società segrete ed il loro potere nel XX secolo” di Jan van Helsing, apparso nel 1993, è stato bandito dalla Germania nell’arco di tre anni- mediante una legge contro l’incitamento delle masse (Volksverhetzung). In ogni caso, nel 1998, van Helsing ha pubblicato “I misteri del Sole Nero”. Così, attraverso le sue pubblicazioni, l’esoterismo è diventato “la più importante via di penetrazione della cosmovisione di estrema destra” (p. 398).

 

Quindi la credenza che il Terzo Reich sia stato concepito dai Cavalieri Teutonici- così come dai Lama tibetani- non fa più notizia. La novità è che “il carburante” degli UFO neonazisti sarà d’ora in poi l’energia “Vril” [Virile?]. In realtà in Vril viene inteso come “propulsore metafisico” proveniente da Atlantide, il continente perduto, in particolare per gli UFO di ingegneria nazionalsocialista…: tutto questo secondo l’opera di Wilhelm Landig, titolata “Idoli contro Thule, un racconto pieno di realtà”. La sua Trilogia di Thule (Vienna, 1971, 1980, 1991) elabora nozioni di Elena Blavatska e di Evola. È considerata una miscela di fantascienza, monografia pseudo-scolastica e storia nazionalsocialista su intelaiatura mitologica (p.392f). D’altro canto, le più recenti pubblicazioni sul misticismo SS sono maggiormente in debito con nozioni tantriche tibetane (p. 402f). “Nozioni di potere e sovrumanità (Maha Siddha) del buddhismo tantrico… possono offrire dottrine attraenti per una cultura Kshatrya globale. Tecniche sacralizzate…per convertire un soldato in una santa macchina assassina. Questo è il motivo per cui l’Eredità Ancestrale SS e il sopravvissuto “misticismo SS” tentano di garantirsi punti di forza con nozioni tantriche (p.531). E’ il tantrismo che è stato definito – da un suo sostenitore inglese- “la via al potere”.

 

Soprattutto riguardo all’odierno esoterismo SS il brillante libro dei Trimondi raggiunge un notevole obiettivo. Prende il posto di una biblioteca intera. Solo la sua bibliografia vale il prezzo del libro. Consultarla rappresenta una genuina esperienza intellettuale. Gli autori fanno largo uso dei testi tantrici della scuola del Kâlachakra.

 

Inoltre, va ricordato che il sistema del Kâlachakra resta marginale anche nel Lamaismo Tibetano- proprio come il Lamaismo resta marginale nel mondo del buddhismo considerato nella sua interezza. Helmut Hoffmann (peraltro citato nel libro) ha sottolineato la resistenza storica del Tibet nei confronti del Tantrismo; l’ascesa in Tibet della “Chiesa Gialla” ha comportato reazioni contro di esso. Hoffmann ha richiamato l’attenzione sulle origini dualiste iraniane- non buddhiste- proprie del Kâlachakra. (6) Sebbene gli autori sostengano fermamente il primato della compassione nell’etica sociale buddista e affermino che “il Kâlachakra Tantra sia in netta opposizione alla tradizione originariamente pacifista del Buddhismo” (p.513), associano il Kâlachakra Tantra al Buddhismo in genere (p.204). Così, nell’intestazione “Il Buddhismo come dottrina di Potere” (p.254)-così come nei riferimenti al militarismo buddhista- con “Buddhismo” deve intendersi la sua degenerazione tantrica. Sfortunatamente, l’attributo di “amoralità” sin dalle origini che Volker Zotz (autore di un libro sul buddhismo nella cultura tedesca) diede al Buddhismo, viene ribadito acriticamente (p.456ff), in particolare nell’infelice sottotitolo “Fondamenti del pensiero buddhista e dell’ideologia nazionalsocialista” (p. 454).

 

Di conseguenza, il principale problema del libro è il suo tentativo di definire il buddhismo come istanza unitaria e il suo trarre conclusioni dalle particolarità della letteratura SS alle generalità della cultura tibetana. In realtà, le qualità attribuite al Buddhismo dai pensatori nazionalsocialisti non costituiscono base valida per la sua caratterizzazione- non importa quanti convincenti punti di partenza il fascismo trovi nei fenomeni tantrici del declino buddhista. Infatti, le similitudini del Kâlachakra con l’esoterismo fascista (p.463) derivano da imitazioni delle categorie tantriche di Vitalismo e Potere- che di per sé sono inerenti al sentimento nazista (non del tutto alieno al vitalismo bavarese). Anche le famose rapsodie del tibetologo [fascista] Tucci sul “Buddhismo eroico” (p.193) non possono essere accolte acriticamente- così come i salmi di guerra (solitamente basati sul Cristo che non porta la pace ma la Spada) non possono da soli definire il Cristianesimo. (Logicamente i fascisti hano rifiutato il suo messaggio mentre ne hanno emulato l’istituzione: la Chiesa con la sua gerarchia e disciplina). Ovviamente, il filmato delle SS sulla loro spedizione nel regno del Dalai Lama (p. 155f) mostrava solamente ciò che il suo comandante desiderava che si mostrasse- come i messaggi dell’esiliato XIV Dalai Lama al mondo democratico tralasciano ciò che vi è stato di non democratico nel Lamaismo. Questo libro costituisce il miglior correttivo alle odierne faziose immagini di un Tibet esclusivamente umanitario e pacifista. Gli autori sottolineano che una pubblica discussione sul Buddhismo tantrico tibetano tenuta dal Dalai Lama lo preserverebbe dall’abuso e dalla distorsione operate dall’esoterismo SS. Ma essi possono essere facilmente fraintesi, al punto di considerare che non vi fosse nulla di umanitario e nulla di pacifico all’interno del regno del Dalai Lama, considerando che tra gli amici di quest’ultimo vi furono l’ausiliare SS Jean Marquès-Rivière così come il guru Shoko Asahara, che (nel 1995) causò danni da gas tossico a più di 5.000 vittime nella metropolitana di Tokyo- come sacrificio a Shiva-Rudra-Chakrin, dominatore apocalittico nel Kâlachakra Tantra (p. 505, 518). Tale “Re-Sacerdote Ariano” del misticismo nazista (p.469f)- e non il dominatore universale propriamente buddhista (Chakkavattî)- è giustamente comparato al Tenno giapponese- ed erroneamente all’ideale imperatore buddhista Ashoka del III sec. a.C. (p.469f).

 

Più assurdo ancora, l’indologo di Himmler Wüst e il Barone fascista Evola videro precisamente in Ashoka il modello di grande potere politico…del “Re-Sacerdote ariano”. Le loro assurdità a riguardo di Ashoka dovrebbero venir in via definitiva. Dopotutto, egli annotò il suo indimenticabile pentimento anche per “la millesima parte di coloro che sono stati uccisi”. “E questo è stato trascritto affinché…chiunque possa essere, non pensi a nuove conquiste come ad una meta da raggiungere con le frecce”. E che l’unica “reale conquista è la Conquista per mezzo del Dhamma [forza di Moralità]”. L’orgoglio di Ashoka fu che egli “raggiunse la conquista per mezzo del Dhamma, …una conquista essenziata di amore” (7). E ancora, Ashoka rimanendo non menzionato nel contesto delle idee orientali sull’impero universale, il Chakkavattî/Chakravartin (prototipo della regalità buddhista) appare con il sottotitolo “Apoteosi del Führer” (p. 328). Fra i numerosi riferimenti a questa incarnazione indiana del potere assoluto resta ignorato il Chakkavattî-Sutta, uno dei più antichi testi buddhisti, che inizia col dire che l’Est, il Sud, l’Ovest ed il Nord dovranno sottomettersi volontariamente al Chakkavattî: Egli dovrà dichiarare che alcun essere vivente dev’essere ferito. (8). Invece, il Chakravartin inteso dagli autori è Kalki del brahmanico Vishnu Purana (con riferimenti ad esso termina “Rivolta contro il Mondo Moderno” di Evola) , ariano dominatore del mondo, simboleggiato dallo Swastika (p. 256). In realtà, Kalki in India ed il Chakravartin nella Birmania buddhista hanno ispirato fenomeni politicamente opposti:

 

E’ precisamente da Kalki che gli stessi gruppi di Pariah attendono la loro emancipazione contro la gerarchia delle caste. Nelle stesse aree rurali Gandhi venne identificato con una tale incarnazione di Vishnu. Alla descrizione dello stato ideale futuro del Chakkavattî Sutta fece menzione nel 1959 U Nu (Primo Ministro della Birmania 1947-1958 e 1960-1962) – in riferimento al suo socialismo buddhista anti-imperialista. (9) Nel nome del Chakkavattî (birmanizzato come “Sektya Min”) i contadini della Birmania si rivoltarono ripetutamente (come registrato dopo il 1837) Con questo dominatore ideale buddhista venne identificata la figura centrale della Guerra Contadina birmana del 1930-1932. (10).

 

Questo mostra quanto il Buddhismo venisse compreso più correttamente rispetto agli indologi fascisti dall’ ispiratore di Hitler, Houston Stewart Chamberlain e dal rivale del Führer Ludendorff. Chamberlain vide che il Buddhismo “era mosso da fantasticherie umanitarie, proclamando l’uguaglianza di tutti gli esseri viventi” (10a). Ludendorff ricordò che esso “predica l’auto-estinzione…, disarmo spirituale e corporale” (p. 295), entrambi comprendendo la sua etica meglio del Professor Wüst e del Barone Evola. Un “Duce del Bengala” può essere visto in Subhas Chandra Bose (pp. 93) solamente ignorando il fatto che un’alleanza con l’Unione Sovietica sarebbe stata la sua prima scelta: Come un Redentore sparito egli: “…milioni di indiani credono---che si stia nascondendo a Mosca, venendo istruito nei principi della rivoluzione…entusiasticamente lo attendono”. (11)

 

E archetipicamente meno remota dal comunismo che dal fascismo è storicamente quella “Gnosi”, satanizzazioni della quale sono state ereditate nelle scienze politiche sinda Eric Voegelin (ed echeggiatea pag. 537): Con “Gnosi” si intende usualmente la sua corrente manichea. Infatti, la sua visione di tutto il mondo materiale, con le sue istituzioni ufficiali, che sono sotto il potere del Male stimola alla rivolta piuttosto che alla conservazione dell’ordine stabilito. E che le distinzioni di classe e di gerarchia non hanno alcun significato per l’autentico iniziato è tra i messaggi della Bhagavad Gita: Verso il Brahman e verso il [disprezzato] piatto di carne di cane i sapienti si attengono in ugual modo. Già qui [sulla terra] i Cieli sono conquistati da coloro la cui mente riposa su questa Equanimità…Che essi siano ricchi e nobili pensano coloro che sono accecati dall’ignoranza. (12)

 

Che il Capo delle SS abbia invocato un passaggio di questo “Canto Divino” non è più una riflessione su questa scrittura (che è stata invocata ancora ed ancora da riformisti sociali dell’India - non solamente nel pacifismo gandhiano (13) ma anche nel “comunismo induizzato” (14) più che l’etichetta “socialista” del partito di Hitler non sia una riflessione sul Socialismo. Non è tanto che Savitri Devi abbia trovato nella Bhagavad Gita principi che si integrano in modo convincente nella ideologia SS (p. 360); è piuttosto che lei insistette nell’averli trovati: Le sue conclusioni non sono appoggiate dai testi che cita (p. 357), riguardo al compimento del dovere senza cura per alcun guadagno, riguardo al giusto combattimento, riguardo al paradiso per i guerrieri caduti e la terra per i vittoriosi. Alla fine, i testi che questa “Sacerdotessa di Hitler” ha enfatizzato conducono generalmente ad una resistenza senza speranza, eroica contro i poteri di questo mondo, resistenza che è stata molto meno offerta dai fascisti (sotto i quali i deboli non hanno diritto di sopravvivere piuttosto che dagli anti-fascisti con la loro fede in un mondo che dovrà appartenere ai deboli. (15)

 

D’altro canto, non ad ogni Professore è data la forza di volontà di professare delle convinzioni: così ciò che è provato da 88 appropriazioni del pensiero “orientale” è più l’adattarsi di certi indologi tedeschi agli incentivi finanziari offerti da 88 istituzioni che le “affinità” della Gita e del Buddhismo al Fascismo.

 

L’enunciato meno valido nel libro potrebbe essre che “un Buddhista dissolve il suo Ego per la “Liberazione” di tutti gli esseri soffernti e un Nazionalsocialista per la “Nazione e la Razza”, ma ciò nella storia del Buddhismo potrebbe significare solo e soltanto il precetto di annientae la compassione e la saggezza” (p. 458).

 

FONTI

1) Jean-Michael Angebert, The Occult and the Third Reich (New York, 1974); François Ribadeau Dumas, Hitler et la sorcellerie (Paris, 1975); RR Carmin, “Guru” Hitler, Die Geburt des Nationalsozialismus aus dem Geist von Mystik und Magie (Zürich, 1985); Jean Robin, Hitler, I’élu du dragon (Paris, 1987)

2) Hitler’s speech of 28. April 1939: Deutscher Kurzwellensender; Hitler, Monologe im Führerhauptquartier, edit. W. Jochmann (Hamburg, 1980), pp. 48, 62 f.; W. Maser, Das Regime. Alltag 1933-1945 (Manchen, 1983), p. 259; J.H. Voigt, „Hitler und Indien“: Vierteljahreshefte für Zeitgeschichte, IX (1971), pp. 33, 49

3) Hitler, Speech of 22. August 1939 to the supreme commanders; L.P. Lochner, What about Germany? (New York, 1942), p. 3

4) Gerwin Strobl, The Germanic Isle. Nazi perceptions of Britain (Cambridge, 2000), pp. 41, 42

5) Heinrich Himmler, Geheimreden und andere Ansprachen (Frankfurt, 1974), p. 159: Speech of 9th. June 1942

5a). Hannah Arendt, Elemente und Ursprünge totaler Herrschaft (Frankfurt, 1955), pp. 307, 313

5A). S.B. Dasgupta, An introduction to Tantric Buddhism (Calcutta, 1958), p. 179 f; John Blofeld, The Way of Power (London, 1970)

5B) “Die Linke ausgeschaltet, Osterreich eingeschaltet, die Massenmedien gleichgeschaltet, Deutschland isoliert, ganz Europa in Spannung versetzt und schließlich den Kurzschluss erzeugt.“

6) Helmut Hoffmann, Die Religionen Tibets (Freiburg B, 1956), p. 58 ff., 119 f., 163; Hoffmann, „Das Kâlachakra, die letzte Phase des Buddhismus in Indien“: Saeculum, XV/2 (1964), p. 128

7) Ashoka‘s 13th Rock Edict: D.R Bhandarkar, Asoka (Calcutta 1925), pp. 300-303; J. Bloch, Les inscriptions d‘Asoka (Paris, 1950), pp. 125-132

8) Cakkavatti-Sîhanâda-Sutta, Diaha Nikâva, XXVI, 6: Translation by Rhys Davids, Sacred Books of the East, IV (London, 1957), p. 63f

Monier-Williams, Brahmanism and Hinduism. (London, 1889), p. 114; Bharatan Kumarappa, introduction to: M.K. Gandhi, Hindu Dharma (Ahmedabad, 1950), p. VIII; U Nu’s Speech of November 16th, 1959 before the Anti-Fascist People’s Freedom League (Burmese typescript given by U Nu to the author), pp. 17f, largely reprinted in Bama-hkit of 17. XI 1959, p. 8; Sarkisyanz, Buddhist Backgrounds of the Burmese Revolution (The Hague, 1965), p. 224

10) Cf. Maurice Collis, Trials in Burma (London, 1938), pp. 129, 273f.

10a) Houston Stewart Chamberlain, Briefwechsel mit Kaiser Wilhelm II (Munich, 1929), Vol. 11 p.152

11) J. A. Michener, Voice of Asia (New York, 1952), p. 265; of. NA Chadhuri, “Subhas Chandra Bhose, his legacy and legend”: Pacific Affairs (1955), p. 356. All italics are mine.

12) Bhagavad Gita, V, 18f; XVI; 12-17; XIII, 29: translation by R Garbe (Leipzig, 1905), pp. 94, 140f, 132

13) W. Roland Scott, Social ethics of modern Hinduism (Calcutta, 1953), p. 109: “Gandhi maintained that non-violence was... a central teaching of the Gita” (sic); “the Gita ... does not teach, according to his opinions, violence”: Wilhelm Mahlmann, Mahatma Gandhi, der Mann, sein Werk und seine Wirkung (Tabingen, 1950), p. 140

14) H.S. Sinha, Communism and Gita, A philosophico-ethical study (Delhi, 1979), pp. 264, 262: “The Gita would always ... shake hand [sic] with communism and bring out a workable synthesis...”, “a valuational synthesis of these two systems can save humanity...”

15) There was no Nazi Leningrad that held out against a siege lasting nine hundred days of near starvation (in 19411944). On the Fascist side there was no Madrid that withstood more than two years of almost daily bombardments by aviation and artillery (in 1936/8); no [Basque] fishery launch !hat resisted an enemy battleship during an entire hour (on 5. March 1931) before sinking itself (having received about 200 impacts of naval cannon): It was but the Ocean that extinguished the fire of its last machine gun. (Sarria, De arrantzales a gudaris del Mar [Bermeo, Vizcaya, n.n.], p. 108)

 

Manuel Sarkisyanz (1923) è stato soggetto alla Shah dell’Iran. Ha studiato all’ Università di Tehran e in seguito all’Università di Chicago. La, ha scritto il suo primo òibro, “La Russia ed il Messianismo dell’Oriente”. Dopo la sua pubblicazione in lingua tedesca è stato immediatamente invitato in Germania – inizialmente come professore ospite a Friburgo e poi a Kiel. I suoi interessi principali risiedono nella comparazione storica dei movimenti di indipendenza. Tra le sue dozzine di libri vi sono “Storia dei popoli orientali dell’Impero Russo” (in tedesco), “Rizal (eroe nazionale delle Filippine) e la Spagna Repubblicana”, “Il retroterra buddhista della rivoluzione birmana”. La sua pubblicazione sulla storiografia come apologia per il governo britannico in Birmania (Ohio University Press) è anche apparsa in linguaggio birmano. I libri del Sarkisyanz “Risorgimento americano in Perù” e “Felipe carrello, il “Rosso apostolo dei Maya” sono stati pubblicati sia in tedesco che spagnolo. L’ultimo sta venendo ora tradotto nel linguaggio dei Maya dello Yucatan (Messico) dove l’autore vive attualmente per la maggior parte dell’anno.

 

 

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